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#aSpasso per RIETI, il TEATRO FLAVIO VESPASIANO
Bellissimo articolo preso da un Post di FaceBook, da @MarcoEleuteri
“Questa è una storia. Di quelle che vanno raccontate perchè ne vale sempre la pena. Soprattutto se, in parte, coinvolge una piccola città.
Ieri mattina passeggiavo per via Garibaldi direzione piazza. Non sia mai che non vado a farmi un giro li quando torno a Rieti. Faccio parte di quella generazione che la piazza l’ ha vissuta davvero. Con il freddo che ti entrava dentro e le tante chiacchiere a volontà con gli amici di turno o con quelli che si incontravano per caso.
Poco prima di arrivare a destinazione mi accorgo che il nostro bellissimo Teatro Flavio Vespasiano è aperto. Da fuori non vedo nessuno all’ interno. ” Entriamo lo stesso ” dico a mia moglie. All’interno incontriamo una gentile signora che ci accoglie con grande gentilezza. Ascolta volentieri la nostra storia: la vita all’estero, i pregi e i difetti che ne conseguono. Pensando di disturbare, gli dico che vorrei vedere il teatro giusto per pochi secondi perché era da tanto che non lo vedevo. Lei, sempre più gentile, si affretta ad accendere le luci e munita di laser ci racconta la storia, i dipinti e le curiosità del nostro teatro con una preparazione da far invidia.
Con entusiasmo ci racconta la sua nascita, le origini sabine dell’ imperatore Flavio Vespasiano, dell’architetto Sfondrini, del terremoto che lesionò la cupola nel 1898. Ma soprattutto ci racconta il significato dello straordinario dipinto che per gran parte del tempo sono rimasto ad ammirare con la testa all’ insù. E così imparo. Imparo a comprendere la difficoltà del lavoro fatto dall’artista Rolland, guardo con più attenzione che l’opera è il trionfo di Tito e Flavio Vespasiano dopo la conquista di Gerusalemme. La signora, e lo dico con ammirazione, è inarrestabile. Va alla ricerca dei dettagli: le architetture di Roma sullo sfondo, l’ arco di Tito, i prigionieri, i trofei, Domiziano più distaccato, il candelabro a sette bracci e l’ inizio e la fine del dipinto. Per chiudere con il significato dietro la parola Pasqua secondo noi cattolici e secondo gli ebrei.
Ho raccontato questa storia perchè per tutto il tempo pensavo di avere davanti una storica addetta a spiegare la storia del nostro teatro. Ma solo poco prima dei saluti mi svela che lei è una semplice impiegata, che per senso del dovere, ma io ci aggiungo anche per passione, ha passato parte del suo tempo, tra ricerche internet e libri, a leggere la storia del teatro Falvio Vespasiano per farlo conoscere meglio a tutti coloro che hanno avuto o avranno il piacere di entrarci. ” Perchè entrare e poi andare via senza aver saputo niente, è un vero peccato “. Parole sue.
Ho raccontato questa storia perchè, da reatino, guardando questa città dall’enorme potenziale che quasi mai viene sfruttato, ho avuto la dimostrazione che c’ è ancora speranza per il nostro territorio se incontro persone del genere. Proprio come la signora Anna. Questo è il suo nome.
Che nonostante tra qualche mese lascerà il suo impiego per andare in pensione, ha ancora voglia di mettersi in discussione e aiutare, a suo modo, la Città di Rieti”.
Grazie sig. Anna.
Ph: Massimo Rinaldi , Francesco Aniballi , Fabrizio Naspi , Testi: Marco Eleuteri